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Cividale: la storia
Orgine del nome
Detta in epoca romana Forum Iulii, la tradizione la indica come fondata da Giulio Cesare: «Forum Iulii ita dictum, quod Iulius Caesar negotiationis forum ibi statuerat».
In epoca longobarda, fra il VI e l'VIII secolo, venne chiamata Civitas Fori Iulii. Nel X secolo, essendo ubicata nella parte orientale del regno di Lotario, cominciò a chiamarsi Civitas Austriae. Abbreviando il nome ufficiale, la popolazione la denominò Civitate(m), da cui discesero i nomi locali di Cividât, Zividât, Sividât e successivamente, intorno al XV secolo quello di Cividal d'Austria e finalmente, solo dalla guerra fra Venezia e la Lega di Cambrai si iniziò a usare la denominazione attuale di Cividale del Friuli.
Dai primi abitatori ai celti
La presenza umana nella zona dove oggi sorge Cividale risale a epoche piuttosto antiche, come attestato dalle stazioni preistoriche del Paleolitico e del Neolitico trovate appena fuori della città; ad esse si aggiungono abbondanti testimonianze dell'Età del Ferro e della presenza veneta e celtica risalenti sino al IV secolo a.C.
Epoca romana
La strategica posizione di questo primitivo insediamento indusse i Romani a stabilirvisi, fondando forse già nel II secolo a.C. un castrum, di ovvia natura militare, il quale fu in seguito elevato da Giulio Cesare a forum (mercato) e per tale motivo la località assunse il nome di "Forum Iulii" poi divenuto identificativo di tutta la regione. Successivamente la località fu elevata a municipium, venendo ascritta alla tribù romana Scaptia e assurse infine al rango di capitale della Regio X Venetia et Histria allorché Attila rase al suolo Aquileia nel V secolo.
ricostruzione di Cividale in epoca romana
Epoca longobarda
Nel 568 giunsero dalla Pannonia i Longobardi, di origine scandinava, il cui re Alboino elesse subito la romana Forum Iulii a capitale del primo ducato longobardo in Italia e ponendovi duca il proprio nipote Gisulfo. Ribattezzata la propria capitale Civitas Fori Iulii, i longobardi vi eressero edifici imponenti e prestigiosi; nel 610 Cividale venne saccheggiata e incendiata dagli Avari, chiamati dal re longobardo Agilulfo (allora con sede a Milano) per punire la riottosità del duca "friulano" Gisulfo II. Nel 737, durante il regno di Liutprando e per sfuggire alle incursioni bizantine, il patriarca di Aquileia Callisto decise di trasferire qui la propria sede, così come già fece il vescovo di Zuglio che venne scacciato dallo stesso Callisto. La città ebbe così aumentato il suo ruolo anche grazie a quest'importante presenza ecclesiastica; già pochi decenni più tardi, nel 796, qui si tenne il concilio che riconfermò l'indissolubilità del matrimonio.
Il Sacro Romano Impero e il Patriarcato di Aquileia
Nel 775 il Ducato del Friuli fu invaso dai Carolingi e i longobardi, col loro duca Rotgaudo in testa, impugnarono per l'ultima volta le armi fronteggiando l'arrivo dei Franchi. Sconfitti gli antichi dominatori, i Carolingi istituirono la marca orientale del Friuli, mantenendo come capitale Civitas Austriæ. Quest'ultima divenne sede di un'importante corte, soprattutto durante il marchesato di Eberardo che attirò uomini di cultura da tutt'Europa. Nel 825 l'imperatore Lotario I promulgò il capitolare di Corteolona che costituì le scuole imperiali, oltre a Pavia capitale del Regno d'Italia, anche Cividale ebbe la scuola pubblica di diritto, di retorica e arti liberali; dalla sede di Cividale dipendevano tutti gli studenti della Marca del Friuli.
Dalle famiglie che ressero la marca ebbero i natali importanti uomini politici tra cui l'imperatore Berengario, figlio dello stesso Eberardo. Nel X secolo, ossia in epoca ottoniana, la marca friulana venne declassata a contea (o contado) e inserita dapprima nella marca di Verona e quindi in quella di Carinzia (quest'ultima facente dapprima parte del Ducato di Baviera per poi assurgere essa stessa a Ducato). La ricomposizione dei poteri a livello centroeuropeo e norditaliano lasciò un importante spazio ai patriarchi, i quali accrebbero i propri beni e il proprio potere sin dall'inizio del X secolo e nel 1077 divennero liberi feudatari del Sacro Romano Impero su un vasto territorio. Sorse così lo Stato patriarcale durato sino al 1419.
Cividale rimase comunque il massimo centro politico e commerciale di tutto il Friuli, rivaleggiando dal XIII secolo con Udine, la quale era in forte ascesa grazie a una più congeniale posizione geografica, tanto che il patriarca Bertoldo di Andechs-Merania nel 1238 vi trasferì la propria sede. La città vide sorgere monasteri e conventi, palazzi e torri, qui posero residenza le più importanti casate parlamentari del Friuli e ne fiorirono di altrettanto dignitose. In quella stessa epoca, Cividale fu protagonista delle lotte intestine friulane, durante le quali la città era spesso alleata dei conti di Gorizia e dei nobili castellani contro Udine: uno dei momenti più eclatanti si consumò nel 1350 allorché a Cividale si ordì assieme ad alcuni castellani l'assassinio del patriarca Bertrando di San Genesio. Dopo che il successore di quest'ultimo, Nicolò di Lussemburgo, operò una sanguinosa repressione, nel 1353 l'imperatore Carlo IV concedette a Cividale l'apertura dell'Università. In quello stesso secolo, Cividale fu anche teatro di varie dispute tra casate cittadine e castellane.
Le lotte intestine friulane trovarono via via una più serrata intensità sino a concludersi convulsamente nel 1419, quando Venezia si decise a invadere la regione. Cividale si diede per prima alla Serenissima, stipulando una solenne pace e una contestuale alleanza. Nei decenni successivi alcuni nobili progettarono di aprir le porte allo spodestato patriarca Ludovico di Teck, tornato nel 1431 alla testa di 4.000 ungari, ma il progetto fallì.
Dalla dominazione veneziana al Regno d'Italia
Monumento equestre di Marcantonio di Manzano, condottiero cividalese, appartenente alla nobile famiglia dei di Manzano, morto eroicamente nel 1617 durante l'assedio di Gradisca.
Scongiurato dopo quasi un trentennio il pericolo dei turchi, i quali pure in queste zone compirono razzie e violenze sino al 1499, nel primo Cinquecento scoppiò la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai e l'Impero tentò di occupare la città assediandola con le armate del duca Enrico VII di Brunswick nel 1509, ma dopo un'epica lotta i cividalesi riuscirono a far desistere l'esercito alemanno. Quest'ultimo, tuttavia, riuscì comunque a occupare Cividale due anni più tardi, ma solo per poche settimane, dovendo abbandonare la città anche a causa di un terremoto e di una pestilenza. Attorno al 1530 la città perdette la gastaldia di Tolmino e le annesse miniere di mercurio d'Idria: ciò ne decretò un'inesorabile decadenza economica oltre a una marginalizzazione geografica e in seguito viaria dalla quale non ebbe mai più modo di riprendersi. Più di una volta si tentò di riportare a Cividale la sede del patriarcato d'Aquileia ma invano, con l'eccezione di Nicolò Donà nel 1497.
Nel 1553 Cividale ebbe istituito da Venezia un proprio provveditore ordinario, scelto dal Senato nel novero del patriziato veneto, e nel 1559 venne finalmente sancita la sua autonomia e del proprio territorio dalla Patria del Friuli, svincolandosi in tal modo dall'invisa Udine. Tra il 1598 e il 1599 si sviluppò una drammatica epidemia di peste. Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, Cividale fu teatro di una lunga faida che coinvolse pressoché tutte le famiglie nobili locali creando non pochi grattacapi ai rettori veneti. Nello stesso periodo, alcuni cividalesi si distinsero con le armi non solo durante la guerra di Gradisca (1615-1617), combattuta ovviamente anche in questo territorio, ma pure in varie armate d'Europa. Malgrado il drastico ridimensionamento politico ed economico, qui ebbero i natali parecchi uomini di cultura, talvolta di rilevanza internazionale, nonché importanti uomini d'arme e di chiesa e non si cessò mai di abbellire i palazzi e le chiese avvalendosi di celebri nomi quali il Palladio, Palma il Giovane e così via.
Nel 1797 con il trattato di Campoformido tra Napoleone e l'Austria Cividale passò all'Impero asburgico; dopo il breve periodo in cui fece parte del napoleonico Regno d'Italia (1805-1813), essa fu riassegnata all'Austria dal Congresso di Vienna (1815). Fra il 1848 ed il 1866 vi fu la presenza di un vivace movimento risorgimentale; nel 1866, dopo la terza guerra di indipendenza, fu annessa al Regno d'Italia col Veneto e il Friuli e nel periodo noto come Belle Époque fu teatro di un'effervescente attività politica.
Le due guerre mondiali
Durante la Prima guerra mondiale, Cividale ospitò il comando della II Armata e rimase danneggiata da bombardamenti aerei; occupata dagli austro-tedeschi in seguito alla disfatta di Caporetto, la città venne riconquistata dagli italiani alla fine di ottobre 1918 dopo la vittoria sul Piave. Negli anni seguenti fu foriera di illustri personalità date al Fascismo. Nel corso della Seconda Guerra mondiale (1943) la città venne annessa con tutto il Friuli al III Reich e qui vennero anche dislocate truppe cosacche e calmucche alleate dei tedeschi.
la distruzione del ponte de Diavolo durante la prima guerra mondiale
Sul suo territorio si consumò non solo la guerra civile ma altresì un drammatico episodio di lotta tra partigiani osovani e garibaldini (comunisti e socialisti, agli ordini del IX Korpus jugoslavo): nel Bosco Romagno i Gappisti comunisti uccisero diversi combattenti Osovani (tra cui il fratello di PierPaolo Pasolini) precedentemente catturati alle malghe di Porzûs. Furono diversi gli episodi di scontro tra Osovani e Garibaldini filo-titini. Una situazione ambigua, poiché gli Jugoslavi non nascosero mai il loro desiderio di annettere i territori italiani fino al Tagliamento, in virtù di un'infondata convinzione che il Friuli fosse anticamente abitato da sloveni. Questo provocò una netta contrapposizione tra Osovani e Garibaldini.
Nel secondo dopoguerra
Cividale è stata la sede del comando e di alcuni reparti della Brigata meccanizzata "Isonzo", posta a difesa della frontiera orientale in caso di invasione da parte del patto di Varsavia, dove alcune componenti della Fanteria d'arresto custodivano diverse opere difensive, tra cui la Galleria di Purgessimo. La particolare posizione in tale contesto storico e geopolitico portò alla presenza in zona dell'Organizzazione Gladio, - articolazione nazionale della Stay Behind della NATO - a cui aderirono principalmente alpini ed ex alpini addestrati ad organizzare una resistenza armata sul territorio in caso di invasione sovietica.
Il terromoto del 1976
La Città e il territorio subirono alcuni danni nel terremoto del 1976, ma le ferite vennero presto rimarginate.
Patrimonio Unesco
Nel 2011 la città ducale diventa patrimonio Unesco nell'ambito della candidatura “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)”,