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Il Palazzo Pontotti-Brosadola
Costruito verso la metà del secolo XVIII secolo per volontà dei conti Pontotti, proprietari terrieri infeudati della contea di Manzinello e ville annesse, il Palazzo si affaccia su piazza S. Francesco occupandone l'intero fronte ovest.
I conti Pontotti, gia' residenti in Contrada del Fieno, acquistarono nel 1752 e nel 1760 dai nobb. del Torre alcuni edifici in contrada S. Francesco, facendoli quindi abbattere per realizzare la loro sontuosa dimora che attualmente appartiene ancora ai membri della famiglia Brosadola-Pontotti.
L'impianto planimetrico comprende il palazzo originario a pianta rettangolare, due ali con serra e berceau dell'Ottocento e un corpo di servizio originario attestato su via dei Mulinuss costruito molto probabilmente su uno dei due muri che costituivano la cinta romana e altomedievale di Forum Iulii. L'altro muro chiude un giardino "secretum" dalle alte palme con interessante pavillon per concerti, ove il conte Leonardo-Giorgio, musico provetto, si dilettava nei suoi virtuosismi al violino. Per lui Vivaldi compose un concerto per violino archi e basso continuo in Re Maggiore (Op. 3 n. 5 FI, 138 RV 208) detto Grosso Mogul.
Il corpo gentilizio di forma rettangolare lunga e stretta sembra che sia stato progettato dallo stesso committente, conte Giovanni Battista, come era tradizione tra gli aristocratici della Patria del Friuli. Il salone da ballo trapassante è affiancato da una sala dei banchetti anch'essa trapassante ornata dalle armi delle famiglie imparentate coi Brosadola e i Pontotti e due sale sul lato sud, lo scalone d'onore, la cappella gentilizia con pala secentesca, e due salotti su quello nord.
L'androne centrale trapassante con bocca di scaricamento del grano in pietra è allineato con il timpano delle rimesse e sormontato da un grande salone centrale a doppia altezza con ballatoio ligneo. Le decorazioni interne dello scalone e del salone (1785) sono del cividalese Francesco Chiaruttini (1748-1796), pittore del quale i conti Pontotti furono mecenati: egli abitò nel palazzo per anni e lasciò proprio ai suoi mecenati il capolavoro della sua attività artistica, sintesi di tutte le sue esperienze pittoriche. Le pareti dello scalone sono decorate con tre pannelli recanti prospettive che ricalcano l'attività di scenografo teatrale maturata alla scuola di Hubert e Mengozzi-Colonna, mentre sul soffitto è rappresentata una Gloria seduta sulle Nubi, Allegoria della Nobiltà. Invece, sul soffitto del grande salone da ballo, è rappresentata l'Allegoria della Gloria dei Principi mediante quattro figure di donna -alla maniera di Giandomenico Tiepolo- di cui il Chiarottini fu uno dei più brillanti allievi. Esse simboleggiano le quattro principali Virtù della famiglia: la Fortezza rappresentata da una dea appoggiata ad un obelisco; il Razionalismo Illuministico incarnato da un angelo con le ali che regge una lancia; la Fedeltà alla Repubblica di Venezia rappresentata dalla dea che espone l'anello e il cane; infine, distanziata dalle altre, la Fama che suona la tromba.
Sulla forte colorazione tardo barocca degli sfondi del salone da ballo, si inseriscono quattro riquadri simmetrici. Essi presentano vedute prospettiche e paesaggistiche con rovine architettoniche punteggiate da spunti culturali del mondo dell'archeologia classica (ad es. iscrizioni all'epoca illeggibili in "lineare A"). In mezzo ai riquadri della sala, simmetricamente alla destra e sinistra di due vasi blu, sono dipinte semplici raffigurazioni di temi caratterizzanti la famiglia: il diritto, la pittura, la musica e il potere feudale.
Alla sontuosità della decorazione interna fa contrappunto, in pieno spirito friulano, l'armoniosa ma lineare e facciata a tre piani che presenta, nella parte centrale al primo piano, un ampio portale incorniciato in pietra e al piano superiore, in corrispondenza del salone, una trifora con archi a tutto sesto e balaustra in pietra, le cui colonne vengono riprese nelle due scale simmetriche del cortile interno