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Oliviero Pielci, detto Olivo
Pielci (1913–1978): il poeta del Natisone
Oliviero Pielci, detto Olivo, è il personaggio-simbolo, il genius loci di Cividale del Friuli.
Dei suoi primi anni di vita non si conosce molto. Si sa che nasce a Udine nel 1913, che viene subito abbandonato e che a otto anni viene dato in adozione ad una coppia di contadini di Camino di Codroipo. Le condizioni economiche dei genitori adottivi però si deteriorano a tal punto che il piccolo Oliviero viene visto chiedere l’elemosina per le vie di Codroipo.
Dopo una segnalazione alle autorità, Oliviero è affidato all’orfanotrofio di Cividale.
Anche se gli inizi sono stati in salita, Oliviero cresce senza mai lamentarsi. E’ sicuro di sé, è orgoglioso e ha un’intelligenza “nativa e non vincolata” che lo protegge dalla banalità.
È intimamente libero e pertanto naturalmente indifferente a schemi o convenzioni sociali: a un passo dal diploma abbandona la scuola perché non la trova più stimolante; si mantiene facendo mille lavoretti (becchino, cavatore di ghiaia, facchino, setacciatore e venditore di sabbia, manovale, ferrivecchi…) perché non vuole avere padroni e non vuole guadagnare più di quanto gli occorra; quando si innamora della musica jazz, scambia il suo motocarro per un giradischi; alle comodità di una casa “vera” preferisce la libertà di una baracca in riva al Natisone, che costruisce lui stesso con materiali di fortuna; inventa strambi marchingegni per produrre da sé energia elettrica; realizza originali cartelli per denunciare imbrogli o cose che non vanno; interviene animatamente nei comizi o li tiene lui stesso accompagnandosi con la fisarmonica (che suona benissimo); porta sempre un fazzoletto rosso al collo, così come il suo inseparabile cagnolino e le sue galline.
È in perenne movimento, sempre in mezzo alla gente, sempre dove accade qualcosa di interessante (un comizio, un evento, una manifestazione).
Libero e in sintonia con se stesso, scrive poesie, che “pubblica” incidendole sulla sabbia del Natisone.
I cividalesi accettano senza riserve la sua diversità perché Olivo è una persona sempre garbata, mai arrogante, mai sopra le righe o molesta. Insomma, è benvoluto e rispettato da tutti.
Cividale del Friuli, omaggio a Olivo
E poi Olivo ama Cividale e l’abbellisce trapiantando o mettendo a dimora fiori nei punti più suggestivi; crea giardini pensili che si affacciano sul Natisone; recupera l’antica tradizione pasquale del gioco del truc riportandolo nelle piazze di Cividale (i giocatori fanno rotolare a turno un uovo sodo colorato dentro una speciale pista di sabbia cercando di colpire le uova degli altri partecipanti); anima le osterie cittadine innescando stimolanti discussioni (in molti ricordano una tra lui e Dario Fo, avvenuta in una nota osteria del centro storico e durata un’intera notte).
I bambini lo aspettano in piazza e quando lo sentono arrivare gli corrono incontro. D’estate quegli stessi bambini fanno a gara per salire sulle sue zattere improvvisate e solcare insieme a lui le acque del Natisone.
La sua voce sempre allegra, le sue battute e le poesie provate ad alta voce fanno parte integrante della fonosfera della città.
Olivo muore improvvisamente una notte di giugno del 1978, all’età di 65 anni.
E’ notte fonda ed è solo nella sua baracca. A ucciderlo è forse un’ulcera trascurata, forse un’infezione. Per la comunità è un colpo durissimo.
Tutti i negozi rimangono chiusi in segno di lutto: non era mai successo prima.
Il funerale è grandioso. Vi partecipa tutta Cividale. Dopo essere partito dalla sua baracca, viene fatto passare per tutta la città.
Davanti ci sono tutti i bambini.
Jo 'o ciali in cîl e no partiere
(Io guardo il cielo e non per terra)
Informazioni e citazioni tratte da:
B. Pagavino, Il poeta del Natisone, Roberto Vattori Editore, Udine, 1987
M.Brandolin e R.Danelone (a cura di) , …per tutti Olivo, Grafic Style Edizioni, Moimacco, 2017
Immagine:
Archivio Storico SOMSI Cividale del Friuli