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Rosazzo DOCG
La tradizione vitivinicola della zona in cui si produce l’omonimo vino a DOCG “Rosazzo” è di grande importanza e rilievo storico; la sinergia con l’Abbazia di Rosazzo, centro religioso, culturale, politico e sociale che qui sorge, ha reso anche possibile la documentazione della produzione vinicola negli ultimi mille anni.
La funzione trainante svolta dall’Abbazia condizionò positivamente sin dall’antichità lo sviluppo di queste zone ed è documentato come “l’allargamento delle zone agrarie collinari si diresse verso le colture che maggiormente potevano trarre profitto dalle particolari condizioni climatiche e pedologiche di questi terreni: i v
igneti e i frutteti in coltura promiscua si inserirono prepotentemente nel paesaggio boschivo di queste colline” (Gaspari 1976).
Da un documento datato 20 gennaio 1341 si legge che “Il Patriarca Bertrando minaccia la scomunica ad alcune persone, le quali, dopo aver occupato una selva dell’Abbazia di Rosazzo, non volevano piantare le viti”; è uno dei documenti che attestano la vocazione per la coltura della vite di “Rosazzo”. Gli agostiniani prima, i Benedettini poi e quindi i Domenicani per ultimi, fecero dei vini di queste terre una costante fonte di sostentamento economico, rendendoli tanto famosi da essere serviti alla mensa imperiale.
La Serenissima Repubblica di Venezia, insediatasi a Rosazzo nell’estate del 1420, contribuì non poco a far conoscere i vini friulani, sia per le numerose relazioni pubbliche, commerciali e diplomatiche che essa intratteneva, sia per il grande consumo nella città, dove ricevimenti e feste erano eventi quotidiani.
Negli ultimi mille anni la zona di Rosazzo e la sua produzione vitivinicola hanno rappresentato quindi un punto di riferimento per l’intera vitivinicoltura friulana. La coltivazione inoltre ha potuto vivere una straordinaria continuità grazie soprattutto alla presenza dell’Abbazia di Rosazzo: così come altri importanti centri di culto ed in diverse epoche l’Abbazia ha potuto garantire la presenza della vite anche nei momenti più bui della storia, sia per il diretto coinvolgimento nella produzione dei religiosi, non coinvolti nelle guerre ad esempio, che grazie alla centralità del vino nel rito dell’eucaristia, per questo necessario.
L’area di produzione del vino “Rosazzo”, si sviluppa nella zona collinare a cavallo tra i comuni di Manzano e San Giovanni al Natisone, con una piccolissima propaggine nel comune di Corno di Rosazzo, tutti ricompresi nella provincia di Udine, nella parte meridionale della DOC “Friuli Colli Orientali”.
zona di produzione
In provincia di Udine: comprende i territori vocati alla viticoltura di parte dei comuni di Corno di Rosazzo, Manzano e San Giovanni al Natisone;
base ampelografica
Min. 50% friulano, 20-30% sauvignon, 20-30% pinot bianco e/o chardonnay, max. 10% ribolla gialla, possono concorrere altri vitigni con uve a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la provincia di Udine, presenti nei vigneti max. 5%;
norme per la viticoltura
I nuovi impianti e reimpianti devono avere la densità minima di 4.000 ceppi/Ha e le viti non potranno produrre mediamente più di kg 2,000 di uva per ceppo;
La resa massima di uva in coltura specializzata non deve essere superiore a 8 t/Ha e il titolo alcolometrico volumico minimo naturale deve essere di 11,50% vol.;
norme per la vinificazione
Le operazioni di vinificazione devono essere effettuate all'interno della zona di produzione, ovvero nel restante territorio dei comuni di San Giovanni al Natisone, Manzano e Corno di Rosazzo, o in comuni a questi confinanti;
norme per l'etichettatura
Nell'etichettatura e presentazione del vino a denominazione di origine controllata e garantita "Rosazzo", è obbligatoria l'indicazione dell'annata di produzione delle uve
FOTO: ©foto Luigi Vitale